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Termine del Glossario Mezzo interstellare

Reindirizzato da Nube molecolare

Descrizione Il mezzo interstellare (ISM) è un termine che descrive tutto il gas e la polvere che si trovano tra i sistemi stellari di una galassia. Il nostro Sistema Solare si trova nel disco della Via Lattea, dove la maggior parte dell'ISM è costituita da idrogeno atomico misto a elio atomico e polvere.

Il mezzo interstellare (ISM) ha una densità molto bassa rispetto alle atmosfere planetarie, con una densità tipica inferiore a una particella per centimetro cubo, circa 50 miliardi di miliardi di volte meno densa dell'atmosfera terrestre. Questa densità varia notevolmente, insieme alla temperatura, in tutta la Galassia e l'ISM è suddiviso in diversi componenti.

I componenti più abbondanti per volume nel disco galattico sono il gas atomico caldo e il gas ionizzato caldo, entrambi con temperature intorno agli 8000 K e densità di circa mezzo atomo o ione per centimetro cubo. Un volume minore è costituito dal gas atomico, più freddo e denso, con una temperatura di circa 40K. Un volume ancora più piccolo dell'ISM è costituito da nubi di idrogeno molecolare più dense (fino a un milione di molecole per centimetro cubo) e più fredde (<20K). Alcune di queste nubi molecolari collasseranno per gravità, portando alla formazione di nuove stelle. Le nubi molecolari nella Via Lattea si trovano soprattutto nei suoi bracci a spirale. Il gas che circonda il disco della Via Lattea è molto caldo (milioni di Kelvin) e a bassa densità.

Le stelle reimmettono gas e polvere nell'ISM attraverso venti stellari e supernovae. Il gas e la polvere restituiti all'ISM hanno una frazione maggiore di elementi pesanti (metalli), e arricchiscono così la galassia nel tempo. Il gas e la polvere nel mezzo interstellare sono la causa principale dell'assorbimento interstellare.

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Il Glossario Multilingue OAE é un progetto dell'Ufficio IAU per la didatticadell'astronomia (OAE) in collaborazione con l'ufficio IAU OAO per la DivulgazioneAstronomica (OAO). I termini e le definizioni sono stater scelte, scritte eriviste da un impegno collettivo da parte di OAE, i Centri e i Nodi OAE e iCoordinatori Nazionali per la Didattica dell'Astronomia e da altri volontari.Potete trovare una lista completa dei crediti, Tutti i termini del glossarioE le definizioni sono pubblicate su Creative Commons CC BY-4.0 licenza e dovrebbero essere accreditate ad IAU OAE.

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Al di sopra di un vulcano, Orione a forma di farfalla è costellato da luminose strisce di gas nebulari.

Orione sorge sull'Etna

Didascalia: Menzione d'onore al concorso di astrofotografia IAU OAE 2022, categoria Immagini fisse di schemi celesti. Scattata nel febbraio 2021, questa immagine è la composizizone di una foto astronomica sullo sfondo e del Monte Etna, il famoso vulcano in Sicilia, Italia, in primo piano. Si vedono in evidenza le nubi rosse di idrogeno nello spazio nella zona di Orione. L'ansa di Barnard è il gigantesco arco con la Grande Nebulosa di Orione e la Nebulosa Testa di Cavallo al centro. La Testa di Cavallo, di colore più intenso, si trova sotto le stelle più meridionali della Cintura di Orione, che è la linea di stelle bianche sopra la nebulosa rossa. È chiaramente visibile anche la divisione tra la Piccola e la Grande Nebulosa di Orione, la struttura circolare e quella a forma di trapezio di colore rosa chiaro, all'interno della quale si trova una delle regioni di formazione stellare più vicine. La nebulosa dista solo poco più di mille anni luce. Al centro-sinistra, vicino al bordo dell'immagine, la piccola struttura rossa è la Nebulosa Scimmia nella costellazione di Orion. Ospita un giovane ammasso stellare e il colore rosso intenso di questa nube di idrogeno indica il suo potenziale di costruire nuove stelle in futuro, se il materiale viene nuovamente compresso. Tutti questi oggetti rossastri sono fortemente elaborati in questa immagine, poiché non sono visibili a occhio nudo. Tuttavia, questa immagine offre una caratteristica interessante: la stella supergigante rossa Betelgeuse si trova al centro dell'immagine e sembra essere direttamente sopra il vulcano attivo Etna. Ai piedi di questo vulcano si trova un antico insediamento, la città di Catania. Sia Betelgeuse che l'Etna sono considerate pericolosi, ma quale dei due erutterà per primo? Ok, sappiamo che l'Etna erutta occasionalmente. Di solito presenta solo piccole eruzioni, ma quelle più grandi avvengono ogni pochi secoli. Sappiamo anche che Betelgeuse, in quanto stella gigante, diventerà una supernova in futuro. Gli astronomi definiscono i tempi per la potenziale supernova brevi, sottintendendo che ci vorranno solo 10 000 o forse 100 000 anni prima che questa stella esploda. Per gli astronomi questo è "presto", il che significa che sulla Terra passeranno da due a quattro cicli di precessione (con la conseguenza che il Sahara tornerà verde e secco per due o quattro volte), la deriva dei continenti porterà l'Africa più a nord e farà crescere le Alpi in altezza, le cascate del Niagara in America eroderanno completamente la roccia e solo dopo che tutto questo (e molto altro) sarà accaduto sulla Terra, Betelgeuse esploderà come supernova. L'Etna è molto più pericoloso per gli abitanti della Sicilia, e di Catania in particolare, perché erutterà prima.
Crediti: Dario Giannobile/IAU OAE

License: CC-BY-4.0 Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale (CC BY 4.0) icone


Un ammasso di stelle blu brillanti illumina il gas nebulare circostante.

Le Pleiadi M45 con polvere maestosa

Didascalia: Menzione d'onore al concorso di astrofotografia IAU OAE 2022, categoria Immagini fisse di modelli celesti. Scattata a Dar Eid a Santa Caterina/Sinai, in Egitto, nell'ottobre 2021, questa immagine mostra le Pleiadi, un ammasso aperto noto anche come le Sette Sorelle. Le Pleiadi si trovano nella parte nord-occidentale della costellazione del Toro. Questa costellazione trae origine dall'antica credenza babilonese o addirittura sumerica, dove veniva designata come il Toro del cielo, una potente creatura di proprietà del dio del cielo. In epoca tardo-babilonese, le Pleiadi erano chiamate le setole della gobba del Toro. In Cina, l'asterismo è chiamato anche I Capelli, ma ciò non implica necessariamente una relazione tra i nomi di questo asterismo dell'Asia orientale e dell'Asia occidentale, anche se si ipotizza uno scambio con la creazione della Via della Seta. Negli antichi testi babilonesi il termine Capelli non compare. Invece, solo in sumero le Pleiadi sono chiamate l'ammasso stellare, e il termine sumero è stato utilizzato nelle lingue successive come prestito linguistico. La religione sumera e quella dei primi babilonesi associavano tutte le costellazioni a specifiche divinità, tra cui dei, demoni, messaggeri degli dei. L'ammasso stellare era associato a una divinità dell'oltretomba chiamata I Sette e considerata un insieme di sette armi parlanti o divinità ben armate. Il successivo nome greco delle Sette Sorelle potrebbe essere nato da un fraintendimento interculturale di questa più antica associazione religiosa, poiché, in realtà, in questo ammasso non si vedono sette stelle. L'ammasso stellare delle Pleiadi è davvero prominente nel cielo e per questo è stato utilizzato per diversi scopi culturali, come la determinazione del calendario e dell'equinozio di primavera. Tuttavia, il suo significato è spesso sopravvalutato nell'astronomia culturale. Poiché la tradizione di rappresentarle con sette punti deriva da un'antica credenza sumera, dovremmo essere cauti nell'interpretare qualsiasi gruppo di sette punti sulle pareti delle caverne e nei siti archeologici in Europa, Asia e America dall'età della pietra in poi come una rappresentazione delle Pleiadi. L'astrofisica moderna ha scoperto che l'ammasso stellare delle Pleiadi è straordinariamente giovane, quindi nell'antichità non c'era certamente una stella in più. Inoltre, sappiamo che le stelle luminose sono solo la regione centrale di un ammasso stellare aperto che consiste in centinaia di stelle sparse in un'area del cielo che supera il nucleo luminoso di uno o due diametri in qualsiasi direzione. La fotografia non mostra nemmeno l'intero ammasso. Si ritiene che l'ammasso si trovi a circa 400 anni luce di distanza dalla Terra, una distanza relativamente vicina in termini astronomici.
Crediti: Mohamed Usama/IAU OAU

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